La gestione della rabbia
By: Risorsa Uomo
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La gestione della rabbia
A volte i bambini reagiscono a situazioni banali con vere e proprie esplosioni di rabbia che lasciano letteralmente interdetti i genitori. È sufficiente un piccolo screzio con il fratellino, un ‘no’ di mamma e papà, il crollo di una torre costruita con i lego… ed ecco fuoco e fiamme!
La gestione della frustrazione è un percorso lungo e tortuoso per i bambini, e per i loro genitori. Tuttavia, alcuni bimbi “si incendiano” davvero spesso, preoccupando genitori e insegnanti, incapaci di trovare la strada giusta per gestire questi comportamenti.
La rabbia è una delle emozioni più difficili da gestire. Se poi si tratta della rabbia dei nostri figli, rischiamo di trovarci del tutto inadeguati, perché ci sentiamo da un lato spinti a rispondere con una rabbia almeno altrettanto forte (per contrastare l’onda d’urto, per ristabilire un equilibrio di potere, per sfogarci anche noi, o, semplicemente, per farli smettere), e dall’altro lato spinti a paralizzarci, magari facendo finta di niente (per proteggerli dalla violenza della reazione che ci verrebbe spontanea, o perché, arrivati a quel punto, percepiamo l’incapacità di lenire la sofferenza), col rischio o di avvitarci in un rapporto come fosse di guerra fra pari, o di sottometterci, disperati, a un ‘dittatore’, disperato pure lui.
Cos’è la rabbia?
La rabbia è un’emozione indispensabile, che però può creare dei problemi. Si tratta, prima di tutto, di una manifestazione di vitalità: uno scatto di affermazione forte di sé, che aumenta il senso di efficacia; per cui può non essere saggio cercare semplicemente di inibirla per prevenire i guai che può creare.
La rabbia è sempre mirata ad annullare una sofferenza. Si attiva quando si percepisce la propria incapacità o impossibilità di affrontare quella sofferenza in altri modi. In effetti, la rabbia rappresenta spesso la reazione a un dolore sentito come insopportabile, prima dell’ultima risorsa ovvero l’inibizione, il ritiro, l’arrendersi senza più speranza. La rabbia tende ad aggredire, per distruggere, inibire o sottomettere ciò che ci provoca sofferenza. È, quindi, una risorsa indispensabile per la sopravvivenza.
Ma, essendo fondamentalmente distruttiva, può creare realmente dei guai e può spaventare anche il soggetto che si arrabbia. In più, quando non è totalmente distruttiva, utilizza come risorsa il far paura, che, se è efficace sul momento, può suscitare effetti opposti a quelli sperati: la fuga o una contro-aggressione, magari proprio da parte di quelli da cui ci si aspetta più amore, ammirazione, presenza.
A livello ormonale cosa accade?
Nell’accesso rabbioso si ha una massiccia immissione in circolo di ormoni surrenalici, che in un adulto medio impiegano almeno venti minuti ad essere smaltiti. Ciò significa che si rimane biologicamente arrabbiati per circa mezz’ora, qualunque sia l’andamento degli eventi successivi.
È insensato pretendere che la rabbia ‘passi’ prima. Non è solo psichica: è biologica la necessità di tempo per ‘sbollire’. Per questo è sensato, nel momento ‘di punta’ della rabbia, allontanarsi dalla persona o dalla situazione che ci ha fatto arrabbiare per ritrovare il proprio equilibrio. Peraltro, non esiste una rabbia senza fine. Come tutte le cose umane, belle o brutte che siano, essa ha un inizio, uno sviluppo e una fine.
Sul momento, si rischia di dimenticarsene e di essere presi dal panico o dallo sconforto. Dobbiamo sempre ricordarci che anche la rabbia dei nostri bambini funziona allo stesso modo.
Esistono vari tipi di rabbia?
Si, la rabbia non è sempre uguale.
La più comune delle rabbie è quella realistica, indirizzata a distruggere la causa del nostro malessere, e va dallo spiaccicare la zanzara che ci ha punto, al fare a botte con un rivale. È una rabbia abbastanza congruente con gli scopi perseguiti, mirata ad imparare a farsi valere nella vita con coraggio.
Tendendo a essere commisurata alla causa che la suscita e agli effetti desiderati (che la causa cessi o non si ripresenti), è la più facile da gestire. È difficile che trabocchi: ottenuto lo scopo, può lasciare facilmente il posto ad altri tipi di interazione. La rabbia è tanto più forte quanto maggiore è la frustrazione o la ferita che l’ha innescata. Le ferite più dolorose sono quelle che ledono il senso di sé e del proprio valore, cioè le ferite narcisistiche.
La rabbia narcisistica è fra tutte la più terribile e grandiosa. È innescata dal dolore atroce del sentirsi umiliato, deriso, disprezzato, non riconosciuto nel proprio valore; dall’angoscia di sentirsi delusi o percepiti come deludenti, del sentirsi incapaci o comunque non corrispondenti alle aspettative, proprie o altrui.
La più angosciante, sia per chi la vive sia per chi vi assiste, è però la rabbia impotente: un’attivazione distruttiva, disperata di chi sa che non c’è nessuna possibilità di modificare alcunché nella causa della ferita subita. Il parossismo delle azioni distruttive ha perduto ogni legame con qualsiasi fine, sentito come del tutto impossibile.
La distruzione assume le caratteristiche di uno sfogo disperato impotente. A chi la osserva potrebbe sembrare fine a sé stessa, ma anche in questo caso non è così. In effetti, essa non è finalizzata soltanto alla scarica psicomotoria, ma anche alla comunicazione “urlata” di una sofferenza vissuta come estrema. Però, non avendo più nessuna capacità costruttiva, è anche la più difficile da gestire. Essendo inefficace a modificare le cause della sofferenza, tende a ingigantirsi sempre più, per cessare poi solo per esaurimento delle energie.
In questi casi la distruttività può rivolgersi perfino contro il soggetto stesso, che, oltre a spaccare tutto, si fa del male, per esempio sbattendo la testa contro il muro, o ferendosi. La perdita della capacità di contatto può rendere più disperata l’esperienza: è così furibondo, che non solo non sente ragioni, ma non sente neppure gli altri, non è più in grado di sentire nemmeno la presenza di chi vorrebbe calmarlo e consolarlo. La rabbia impotente è, così, il massimo della solitudine, anche perché spesso è accompagnata da sentimenti di colpa e inadeguatezza, legati al senso di impotenza e alla distruttività. Solo se si riesce a cogliere la sensatezza della sua rabbia, si può aiutare il bambino a imparare a gestirla.
Cosa fare di fronte ad una esplosione di rabbia?
Non esiste una ricetta magica valida per tutti ma possiamo suggerire 4 diversi metodi:
1) Prendersi una pausa: allontanarsi dalla situazione che genera rabbia e tensione, rifugiarsi nella propria camera o in una stanza tranquilla, leggere un libro illustrato, ascoltare della musica, farsi una passeggiata… sono tutte valide alternative per calmarsi e pensare in modo più chiaro a ciò che è accaduto.
2) Fare “pensieri gelidi”: ciascuno di noi dialoga con sé stesso, fa una serie di considerazioni in merito a ciò che gli accade. Questo vale anche per i bambini. E i pensieri interni hanno una grande influenza sul nostro stato d’animo. Se quando si arrabbia il bambino fa “pensieri bollenti” (Non è giusto! Gliela faccio pagare! Odio questa cosa!) l’intensità della rabbia aumenterà progressivamente. Se gli insegniamo a fare “pensieri gelidi” (“Non vale la pena arrabbiarsi per questa cosa, forse il mio compagno non l’ha fatto a posta, ma chi se ne importa!) un po’ per volta il livello di tensione si abbasserà. Attenzione però: questo trucchetto vale solo se è il bambino a fare “pensieri gelidi”, non se il suggerimento arriva dagli adulti.
3) Scaricare la rabbia in modo non pericoloso: fare una corsa velocissima in giardino, pedalare di gran carriera, saltare la corda… sono tutte attività che fanno lavorare i muscoli, battere forte il cuore, sudare e che consentono al bambino di scaricare il surplus di energia che sente di avere in corpo. Per essere efficaci queste attività devono durare almeno una decina di minuti.
4) Imparare a fare semplici esercizi di rilassamento che comprendano il controllo della respirazione e attività di stretching muscolare. Ovviamente si deve sollecitare il bambino a provare queste tecniche quando è tranquillo e disponibile a sperimentare cose nuove; solo se le strategie di rilassamento sono ben automatizzate sarà in grado di metterle in atto in situazioni di tensione.
Poi, una voltasbollita la rabbia, il bambino deve imparare ad affrontare il problema cercando di capire se è possibile trovare una soluzione di compromesso o se in fondo la questione può essere tralasciata perché non gli sembra più così importante.