Il ciuccio

Il ciuccio

Per i bambini la bocca rappresenta il primo “strumento” di contatto con il mondo esterno, divenendo l’elemento di collegamento tra il bambino e l’ambiente circostante, in particolare per quanto riguarda la relazione con la mamma.

La suzione è infatti un gesto naturale nel bambino e il ciuccio può giocare un ruolo psicologicamente importante nel soddisfare questo bisogno fondamentale.

Per prima cosa occorre però comprendere meglio che cosa sia il riflesso di suzione e a cosa serva.

Riflesso di suzione: che cos’e’?

Il riflesso di suzione è uno dei riflessi primari nel neonato. Basta sfiorare leggermente la bocca con un dito perché il bambino si giri subito a bocca aperta, pronto alla suzione di qualsiasi oggetto si trovi davanti: da un dito al seno materno, dal biberon al ciuccio.

Si tratta di un riflesso presente già prima della nascita, quando il bambino è ancora nel ventre materno: durante le ecografie è infatti possibile notare come questo si eserciti alla suzione con il liquido amniotico oppure succhiandosi il pollice.

L’oggetto previsto dalla natura per soddisfare il bisogno di suzione è il seno materno, ma questo non ha a che vedere solamente con la funzione nutrizionale. Succhiare rappresenta per il bambino un modo per confortarsi con una sensazione piacevole e per scaricare la tensione, rilassarsi e rassicurarsi.

Infatti, l’allattamento al seno non serve solamente a nutrire il bambino ma ha anche la funzione di creare un legame emotivo di attaccamento tra madre e bambino. Stare attaccati al senso fornisce ai bambini un senso di sicurezza e li aiuta a trovare un equilibrio emotivo.

Pertanto, la suzione è un mezzo naturale ottimale attraverso cui i bambini possono soddisfare i loro bisogni emotivi.

Al di là del seno materno, ogni bambino, in relazione a ciò che può avere a disposizione e a seconda anche delle sue preferenze, sceglie di succhiare anche altri oggetti, come il biberon, il ciuccio, le proprie dita oppure la stoffa. Questo bisogno è a volte così intenso che se si sottrae prematuramente al bambino l’oggetto preferito, questo cercherà qualcosa di diverso da succhiare, addirittura in certi casi la lingua stessa.

A cosa serve il ciuccio?

Il ciuccio è uno strumento che da moltissimo tempo accompagna i genitori nella crescita dei figli.

Pare infatti che già 3000 anni fa venissero utilizzati dei piccoli oggetti di argilla contenenti del miele per calmare il pianto dei bambini, così come nel medioevo venivano utilizzati sacchetti di lino imbevuti in acqua e zucchero e dati ai piccoli da succhiare.

Il ciuccio, se utilizzato adeguatamente, rappresenta un valido aiuto psicologico perché permette al piccolo, quando la mamma è assente, di calmarsi ed auto-consolarsi, spostando il suo interesse verso l’oggetto in sostituzione della figura materna.

Infatti, è possibile individuare molti elementi positivi legati al suo utilizzo:

  • Aiuta a tollerare meglio la momentanea assenza della mamma

  • Aiuta a calmarsi e a scaricare la tensione, agevolando il rilascio di serotonina

  • Permette di conciliare il sonno e aiuta il bambino ad addormentarsi da solo

  • Può essere utile per capire se il bambino abbia effettivamente fame (se rifiuta il ciuccio può significare abbia fame)

  • Fa sentire sicuro e protetto il piccolo: può divenire un accessorio utile quando è al nido o all’asilo. Il ciuccio può rimanere in tasca per tutta la giornata, ma l’importante per il bambino è averlo sempre a portata di mano

  • È preferibile all’uso del pollice, dal momento che crea meno danni al palato ed è più facilmente controllabile dall’adulto

Se da un lato è possibile individuare tutti questi aspetti positivi, dall’altro non sarebbe opportuno offrire il ciuccio indiscriminatamente in ogni momento della giornata e per ogni situazione di disagio sperimentata dal piccolo, solamente per “zittirlo”.
In questo modo non gli si consente di imparare a tollerare la frustrazione del momento e il genitore perde l’occasione di capire meglio il significato delle difficoltà che il bambino sta vivendo.

Quando togliere il ciuccio?

Solitamente il ciuccio viene spontaneamente abbandonato verso i due-tre anni di vita, quando il piccolo comincia ad acquisire fiducia in sé stesso e diventa più sicuro, ma è non è possibile stabilire un momento ideale per smettere di succhiare, che sia valido per ogni bambino.

Tuttavia, è consigliabile non andare oltre questo periodo, in quanto lutilizzo prolungato oltre i due anni può portare una serie di alterazioni legate all’alimentazione e al linguaggio:

  • Modifiche nella conformazione del palato e della dentizione, alterazione del morso che porteranno, probabilmente, alla futura necessità di un intervento ortodontico;
  • cattivo sviluppo del massiccio facciale, viso disarmonico, labbra poco competenti: i muscoli non lavoreranno in sinergia, come dovrebbero, ma ci saranno zone ipotoniche e ipertoniche;
  • posizione bassa della lingua e tendenza alla respirazione orale che rende più frequenti le infiammazioni e le infezioni del naso e della gola;
  • tendenza ad otiti ricorrenti poiché i corretti movimenti mandibolari, di masticazione e della lingua, permettono la buona funzionalità delle Tube di Eustachio;
  • alterazioni del linguaggio: la posizione errata della lingua la porterebbe tra i denti e la renderebbe troppo debole per compiere i movimenti raffinati che servono per una buona articolazione rendendo quindi necessario un intervento di tipo logopedico.

Come toglierlo?

È importante che non sia un’interruzione improvvisa, ad esempio facendo scomparire il ciuccio nella speranza che il bambino se ne dimentichi. In questi casi si ottiene spesso il risultato opposto poiché il bimbo inizia a cercarlo disperatamente, ossessionato dall’idea di avere perso un oggetto così prezioso.

Nell’aiutare il bambino ad abbandonare il ciuccio vi sono alcuni accorgimenti:

  • Scegliere il periodo giusto: è importante scegliere un periodo tranquillo per il bambino, che non coincida con altri grandi cambiamenti o con situazioni stressanti. Ad esempio: tensioni anche passeggere tra mamma e papà oppure la nascita di un fratellino o l’inizio del nido o dell’asilo; un momento buono potrebbe essere invece un periodo di vacanze o in occasione della festa di compleanno

  • Coinvolgere attivamente il bambino: il piccolo deve potersi sentire protagonista della scelta di abbandonare un oggetto così importante per sé

  • Favorire un distacco graduale: occorre essere pazienti e comprensivi, evitando di avere fretta ed essere troppo severi. All’inizio si può mostrare al piccolo dove si intende conservare il ciuccio (ad esempio in una scatolina), e darlo al bambino soltanto dietro una sua precisa richiesta (per esempio prima di addormentarsi)

  • Usare rinforzi positivi: si possono utilizzare dei piccoli premi ogni volta che il bambino rinuncia ad usare il ciuccio in alcuni momenti della giornata, ad esempio prima del sonnellino pomeridiano. I premi non devono essere per forza dei regali materiali, ma possono essere anche ad esempio attività piacevoli per il bambino

  • Eseguire un piccolo “rituale”: questo potrebbe essere utile per confermare il distacco definitivo. In questo caso è possibile mettere in atto un po’ di creatività. L’importante è che il bambino partecipi all’evento e si senta coinvolto nel rito, in modo che se in futuro avrà nostalgia del ciuccio, deve sapere che è stato lui ad aver scelto di abbandonarlo per sempre

  • Essere pazienti: spesso è più efficace aspettare che il bambino decida di diventare grande rinunciando spontaneamente al ciuccio, evitando di stressarlo o ricattarlo con giudizi, critiche e rimproveri che possono portare il gesto della suzione a sensi di colpa e ansia.

In questo modo sarà possibile accompagnare il bambino nell’abbandonare il ciuccio in maniera più sicura ed efficace.

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